All'evento, parteciperà il Dipartimento Pesca della Regione Siciliana.
La presenza della Regione Siciliana, rappresenta un’opportunità per accogliere in Sicilia un evento di elevata rilevanza che, indirettamente e direttamente, potrà dare risalto alle produzioni agroalimentari locali e quindi anche ai prodotti ittici, attraverso il progetto SICILIA SEAFOOD, rimanendo in tema di Dieta Mediterranea.
Progetto SICILIA SEAFOOD
É il progetto per la valorizzazione dei prodotti ittici che
esprimono qualità, cultura e territorio.
Un brand che unisce insieme
aziende che operano lungo la filiera ittica e sono portatrici di una cultura
marinara Mediterranea.
La pesca in Sicilia ha una lunghissima storia ed è stata sempre uno dei
settori trainanti dell'economia, innescando nel corso dei secoli un forte
legame con il territorio e tramandando
straordinari saperi antropologici e manifatturieri, che sono correlati alle
antiche tradizioni gastronomiche.
L’Unione
Europea per decenni ha incentivato la rottamazione di barche e pescatori
partendo dal teorema “meno pescatori in mare, più salvaguardia delle risorse
ittiche”.
Ad oggi,
che si importa dall’estero il 70% del pesce che si consuma, con le risorse
ittiche in sofferenza a causa dell’inquinamento e del cambiamento climatico e
con l’emorragia sociale che ha causato la perdita di decine di migliaia di
posti di lavori FINALMENTE si cambia rotta e si vuole incentivare la pesca
artigianale e il suo valore aggiunto, la cooperazione internazionale, l’economia
del mare e delle aree costiere, il rapporto pesca e turismo, ma soprattutto si
punta al valore pedagogico del pescatore e alla sua identità marinara.
Bisogna partire dal
Mediterraneo, crocevia antichissimo di popoli, civiltà e culture: da millenni
tutto vi confluisce, complicandone e arricchendone la storia: cibo, piante,
animali, vetture, merci navi, idee religioni, modi di vivere.
Il volto attuale del
Mediterraneo è la somma di spostamenti che un secolo dopo l’altro si sono
compiuti.
La terminologia di
ambito marinaro e peschereccio ci riporta spesso al lessico del tonno e della
tonnara: la parola araba tun, quella
spagnola Atun e il greco-latino Tunnus
confermano la centralità di una cultura marinara mediterranea vero punto di
forza passato, presente e futuro.
SICILIA SEAFOOD sostiene la biodiversità e valorizza anche le specie
ittiche minori, spesso assenti nelle nostre tavole anche se ricche di sostanze
nutraceutiche, proteine nobili, omega 3 ed altro..... punti fermi della Dieta Mediterranea, patrimonio dell’UNESCO.
Il valore identitario e
nutrizionale del prodotto apre la strada di una serie di progetti di
valorizzazione di quel che finisce nelle reti dei nostri pescatori; è
necessario caratterizzare e certificare i prodotti perché nel mercato globale
l’identità e la carta vincente.
OBIETTIVI
La mission del
Dipartimento della Pesca Mediterranea della Regione Siciliana, ovvero,
l’insieme degli obiettivi di medio-lungo termine, oltre al miglioramento del
reddito dell’impresa della pesca e dell’acquacoltura e di tutti gli operatori
che vi lavorano è quella di:
- Sostenere le imprese della
pesca, dell’acquacoltura e della trasformazione mediante azioni di
valorizzazione commerciale delle produzioni, finalizzate a creare una nuova
domanda e ricercare nuovi mercati per mezzo della rivitalizzazione della dieta
mediterranea;
- Salvaguardare gli equilibri
ambientali e l’ittiofauna locale spostando le cattura verso talune specie
ittiche attualmente di minore interesse economico, ecologicamente utili con
potenzialità di mercato;
- Favorire l’ammodernamento e
l’innovazione tecnologica delle imprese della pesca, dell’acquacoltura e della
trasformazione ittica attraverso introduzione di modelli altamente sostenibili
basati sulla cosiddetta green e blu economy;
- Diffondere i contenuti della Politica
Comune della Pesca (PCP) e delle norme multilivello da essa discendenti.
Gli aspetti
culturali legati alla dieta mediterranea, ai prodotti del mare e alle acque
interne rappresentano inoltre gli elementi di una narrazione per uno sviluppo
turistico che coinvolga le imprese verso itinerari associati a tale modello
alimentare.
Il progetto
“Sicilia Seafood”, strettamente connesso a quello del cosiddetto “Turismo
Azzurro”, sono gli strumenti messi in moto dal Dipartimento per promuovere la
cultura per il mare e per l’ambiente come propulsori di una diversa fruizione
delle risorse naturali capace di stimolare una domanda di turismo interessato
alla storia, all’ecologia, all’antropologia, eccetera. Un turismo generatore di
una domanda di prodotti ittici ottenuti con processi ad alta sostenibilità
ambientale pescati, ma anche allevati.
Non è meno
importante, infatti, il settore acquicolo che si proietta nel futuro come una
delle principali fonti alimentari sostenibili e perfettamente rispondenti ai
canoni del presente progetto.
La Conferenza
ha anche una rilevante valenza per la crescita della domanda interna di
prodotti ittici determinando un potenziale aumento dei prezzi di mercato.
Il programma
si propone di promuovere modelli alimentari sostenibili, il dialogo tra popoli
più abbienti e quelli meno abbienti delle realtà geografiche prevalentemente
impegnate nelle produzioni agricole a basso valore aggiunto, un miglioramento
dello stato di salute della popolazione più opulenta, quindi lo sviluppo di
nuove forme di business dei settori agricoli e agroalimentari, compresi, la
pesca e l’acquacoltura, la ristorazione e il turismo.
STRATEGIE E FINALITÀ
Le finalità o
strategie mirano quindi al sostegno delle imprese del settore ittico, alla
salvaguardia degli equilibri ambientali e dell’ittiofauna e all’ammodernamento
delle aziende ittiche con l’innovazione tecnologica basata sulla green e blu
economy, per determinare benefici ambientali, sociali ed economici di cui ha
bisogno l’intero settore dei prodotti ittici.
Le strategie proposte sono:
a) BENEFICI AMBIENTALI
Razionale
impiego delle risorse ittiche. Sostenere il consumo di specie ittiche i cui
stock non siano sovrasfruttati favorendo l’uso di sistemi a basso impatto
ambientale anche in termini di basso consumo di energia fossile. E, nel caso
dei prodotti allevati, sostituire metodi di produzione a elevata impronte
ecologica, basata su mangimi ad alta componente vegetale e senza antibiotici,
con i sistemi ecocompatibili con basso utilizzo di mezzi tecnici
Stagionalità
dei consumi. Promuovere il consumo di specie ittiche nel rispetto delle
stagioni e dei relativi aspetti sinecologici, ovvero, delle relazioni tra gli
organismi, le loro interazioni e interdipendenza. La stagionalità può infatti
ridurre gli impatti ambientali, in special modo se accompagnata dal consumo di
prodotti freschi e a miglio zero (food miles).
Biodiversità.
Salvaguardare le specie ittiche più sfruttate con il consumo di quelle a ciclo
biologico breve e, in particolare, quelle cosiddette neglette, catturale con
sistemi a basso impatto ambientale e limitare il consumo di pesci, molluschi e
crostacei demersali e pelagiche pescati con il sistema dello strascico o con il
sistema delle volanti.
b) BENEFICI SOCIALI
Cooperazione e
inclusione. Sostenere i modelli alimentari sostenibili per promuove
direttamente il consumo di prodotti poco trasformati, includendo quelle realtà
economiche marginalizzate per i limiti politici e sociali.
Aspetti
identitari. La dieta mediterranea come leva per spostare i consumi e per una
produzione sostenibile e sana, non è solo un modello alimentare ma un
patrimonio culturale rappresentato dalle tradizioni, dalle manifestazioni,
dagli usi e costumi che contribuiscono a definirne le identità, motivi per i
quali è stata riconosciuta dall’Unesco patrimonio immateriali, o intangibile,
dell'umanità che oltre all’alimentazione include anche la conservazione e lo
sviluppo delle attività tradizionali, dei riti, delle tecniche e dei mestieri
collegati alla pesca delle comunità del Mediterraneo.
Aspetti
salutistici. L’affermazione dei sistemi alimentari sostenibili basati su scelte
più consapevoli e migliori stili di vita possono prevenire lo sviluppo di
disturbi metabolici correlati a un insieme di fattori di rischio (sovrappeso e
obesità), dalle quali dipende l’incidenza di infarto, ictus, diabete, ma anche
l’ipercolesterolemia, l’ipertrigliceridemia, l’ipertensione, la sindrome
metabolica, le patologie epatiche, renali e dermatologiche, la cefalea, l’emicrania,
le allergie e la cellulite. Il consumo di prodotti ittici può rappresentare una
classe di alimenti da tenere in grande considerazione per il valore funzionale
degli aminoacidi e acidi grassi che contengono.
c) BENEFICI ECONOMICI
Valorizzazione
commerciale dei prodotti ittici. La riduzione delle possibilità di pesca dovute
al calo delle catture delle principali specie bersaglio può essere limitato
dallo spostamento degli obiettivi verso prodotti ittici attualmente meno
ricercati dal consumatore. Promuovere il consumo delle specie ittiche neglette
e dei prodotti dell’acquacoltura può creare una nuova domanda e ricercare nuovi
mercati proprio attraverso la rivitalizzazione della dieta mediterranea.
Valorizzazione
territori. La diffusione del modello alimentare mediterraneo valorizzerebbe
l’offerta agro-eno-gastronomica dei territori, contribuendo alla
destagionalizzazione dell’offerta turistica correlata alla stagionalità e al
collaterale sviluppo di nuove attività imprenditoriali.
Riduzione
della spesa sanitaria. La diffusione di sani modelli alimentari può migliorare
lo stato di salute generale della popolazione, che si tradurrebbe in una
diminuzione della spesa sanitaria nazionale. Per questo motivo il Coordinamento
tecnico-scientifico della 2a Conferenza Mondiale della Dieta Mediterranea
collabora anche il Dipartimento regionale per le Attività Sanitarie e
Osservatorio Epidemiologico dell’Assessorato della Salute.
La Dieta Mediterranea.
Riconosciuta dall'UNESCO patrimonio culturale immateriale dell'Umanità,
accomuna genti, etnie e professioni religiose e politiche differenti, che oggi rischia
di essere eroso a causa della globalizzazione,
dell’omologazione degli stili di vita con la conseguente perdita di identità, tra
cui quella alimentare.
La promozione di sistemi alimentari sostenibili per l'agricoltura
e la pesca possono rivitalizzare il modello alimentare mediterraneo e
ridiventare la fonte di sostentamento per milioni di agricoltori, pescatori,
pastori e comunità dipendenti dalle foreste, dai campi e dal mare.
La
partecipazione del Dipartimento al coordinamento tecnico della 2a Conferenza
Mondiale della Dieta Mediterranea offre la possibilità di promuovere i prodotti
ittici e, in generale, l’agroalimentare siciliano riscattandone il ruolo
riconosciuto dall’Unesco alle cosiddette comunità “simbolo” di Italia, Grecia,
Portogallo, Spagna, Croazia, Cipro e Marocco. Un patrimonio culturale
rappresentato non solo dal loro patrimonio artistico, ma anche dalle
tradizioni, dalle manifestazioni, dagli usi e costumi tramandati di generazione
in generazione e che contribuiscono a definirne le identità culturali.
In tal
senso, la dieta mediterranea è considerata uno dei patrimoni immateriali, o
intangibili, dell'umanità, una sorta di patrimonio vivente che include
l’alimentazione, ma anche la conservazione e lo sviluppo delle attività
tradizionali, dei riti, delle tecniche e dei mestieri collegati alla pesca e
all'agricoltura delle comunità del Mediterraneo.
Palermo e la Sicilia, dopo il Cilento e alcuni dei
comuni costieri dell’omonimo Parco Nazionale, tra i quali Pioppi, Acciaroli,
Pollica, San Mauro, Castellabate, Agnone e Velia, nonché, la città di Soria
(Spagna), la località di Koroni (Peloponneso, Grecia), la città fortezza di
Chefchaouen (Marocco), il villaggio di Agros (Cipro), la cittadina moresca di
Tavira (Portogallo), le isole di Brač e Hvar (Croazia), possono diventare il
centro geografico e culturale per rivitalizzare il regime alimentare basato
sulla frutta, la verdura, l’olio extravergine d'oliva, i legumi, la pasta e,
appunto, il pesce.
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